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Statua Sant’Antonio cm 22 in resina con bambino

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Descrizione

Statua Sant’Antonio cm 22 in resina

La Statua Sant’Antonio cm 22 in resina, rappresenta la figura di Sant’Antonio con in mano un libro e sopra di questo un bambino che tiene un giglio.
La statua è stata dipinta a mano e raffigura il Santo nei sui abiti francescani tipici.
I dettagli sono ben definiti e rendono la statua molto realistica, come è possibile vedere dalle pieghe della veste e dalle ombreggiature del vestito.
L’articolo si caratterizza per la grande eleganza e qualità.

Specifiche tecniche

Peso: 400 g
Materiali: resina
Altezza: 22 cm

 

Statua Sant’Antonio cm 22 in resina

Il giovane nacque da una famiglia nobile si pensa nell’anno 1195. Il nome originario, datogli dai suoi genitori fu Fernando, nome di origine germanica, la cui etimologia significa “audace, coraggioso nella pace”.

Nel settembre 1220, don Fernando lasciò le bianche vesti lanose degli agostiniani per indossare le vesti di un francescano. Per l’occasione cambiò nome in Antonio.

Dopo un breve periodo di studio della regola francescana, frate Antonio parte alla volta del Marocco. Però, un malore improvviso lo costrinse a ritornare. Durante il ritorno la sua nave venne trascinata sulle coste siciliane. Qui soccorso da alcuni pescatori lo portarono nel vicino convento francescano. Finita la sua convalescenza, frate Graziano notò frate Antonio e saputo che il giovane frate era anche sacerdote, lo pregò di seguirlo.

Nel settembre 1222, si tenevano a Forlì le ordinazioni sacerdotali di religiosi domenicani e francescani. Frate Antonio ebbe l’occasione di proferire parola, in modo da poter rivelare la sua profonda cultura biblica e la salda dottrina teologica con la nuova spiritualità. Commozione, esultanza e, soprattutto, stupore e ammirazione invase l’intero uditorio, che osannava al Signore, per il dono manifestato.

Dopo l’esperienza rivelativa di Forlì, iniziò per frate Antonio la nuova missione di predicatore. Parlava con la gente, ne condivideva l’esistenza umile e tormentata, alternando l’impegno della catechesi con l’opera pacificatrice; insegnava la scienza sacra ai confratelli e attendeva alle confessioni, si confrontava personalmente o in pubblico con i sostenitori di eresie.

Nella tarda primavera del 1231,un malore colpì frate Antonio  . Spirò mormorando: “Vedo il mio Signore”. Venne sepolto a Padova, nella chiesetta di santa Maria Mater Domini. Prima di un anno dalla morte, la fama dei tanti prodigi compiuti, convinse Gregorio IX a bruciare le tappe del processo canonico e a proclamarlo Santo, il 30 maggio 1232, a Spoleto.

Liberamente tratto da “Santi e beati

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