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Statua Santa Rosalia sdraiata cm 20 in gesso colori perlati

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Descrizione

Statua Santa Rosalia sdraiata cm 20 in gesso colori perlati

La statua di Santa Rosalia sdraiata cm 20 in gesso colori perlati raffigura la Santa avvolta dal saio marrone, arricchito da una perlatura che lo rende molto luminoso, e con il vangelo e il teschio nella mano sinistra, così come vuole la tradizione.
Il capo della giovane è adornato da una corona di rose rosse.

 

Specifiche tecniche

Peso:
Materiali: gesso
Altezza: 20 cm

 

Statua Santa Rosalia sdraiata cm 20 in gesso colori perlati

Rosalia de’ Sinibaldi nasce nel Medioevo, nella prima metà del XII secolo, intorno al 1130.
La tradizione narra che nel 1128, mentre osservava il tramonto dal Palazzo Reale con sua moglie, la contessa Elvira, una figura apparve al signore normanno di Sicilia Ruggero II d’Altavilla dicendogli: «Ruggero, io ti annuncio che, per volere di Dio, nascerà nella casa di Sinibaldo, tuo congiunto, una rosa senza spine».

Per questo motivo pare che, poco tempo dopo, quando nacque, la bambina venne chiamata Rosalia. Da giovane Rosalia visse in ricchezza presso la corte di Ruggero II, ma anche presso la villa paterna, che doveva trovarsi nell’attuale quartiere dell’Olivella. Rosalia, educata a corte, per la sua bellezza e gentilezza nel 1149 divenne anche damigella d’onore della regina Sibilla, seconda moglie di Ruggero.

Un giorno il conte Baldovino salvò il re Ruggero da un animale selvaggio, un leone secondo la leggenda, che lo stava attaccando; il re allora volle ricambiarlo con un dono e Baldovino chiese in sposa Rosalia. Il giorno antecedente le nozze, Rosalia, mentre si specchiava, vide riflessa nello specchio l’effige di Gesù Cristo.
La ragazza, il giorno seguente, si presentò alla corte con le bionde trecce tagliate declinando l’offerta e preferì abbracciare la fede.
A quindici anni abbandonò quindi il Palazzo Reale, il ruolo di damigella e la casa paterna e si rifugiò presso il monastero basiliano del SS. Salvatore a Palermo.

Dopo aver scritto una lettera in greco e aver lasciato una croce di legno e averli dati alle monache, decise quindi di trovare rifugio presso una grotta nei possedimenti del padre, che aveva visitato da fanciulla, presso Santo Stefano Quisquina.

Lì, secondo la tradizione, visse per dodici anni.
All’ingresso della grotta Rosalia scrisse un’epigrafe in latino prima di fuggire.
Successivamente la regina Margherita di Navarra consente a Rosalia di tornare a Palermo, occupando un’altra grotta, la grotta di Monte Pellegrino. Lì, morì in pace e solitudine, dormendo

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