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Statua Santa Chiara cm 20 in resina

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Descrizione

Statua Santa Chiara cm 20 in resina

La statua di Santa Chiara cm 20 in resina è una statua interamente dipinta a mano che rappresenta la Santa con indosso il tipico saio francescano, con un velo nero sul capo, a simboleggiare la sua consacrazione come sposa a Dio; scalza e con un cordone in vita, simbolo dei tre voti di povertà, castità ed obbedienza. Inoltre, la giovane è rappresentata con in mano un ostensorio ambrosiano dorato, mentre poggia su una piccola base squadrata dove si trova la scritta “Santa Chiara“. Il prodotto ha dei particolari ben definiti e accuratamente realizzata.

 

Specifiche tecniche

Peso: 300 g
Materiali: resina
Altezza: 20,5 cm
Profondità: 6 cm
Larghezza: 6 cm

 

Statua Santa Chiara cm 20 in resina

Chiara nacque nell’anno 1193 da nobili e ricchi genitori in Assisi, e fin da giovanetta dimostrò una grande pietà e devozione. In quegli anni la fama del suo concittadino Francesco cominciava ad allargarsi, e Chiara, decisa di consacrarsi al suo Signore, si presentò a lui per comunicargli il suo ardente desiderio di ritirarsi dal mondo. Francesco riconobbe in questa piissima giovane la chiamata di Dio e perciò la confermò nel suo proposito di consacrare a Gesù Cristo la sua verginità.

Venuto il giorno stabilito, Chiara fuggì dalla casa paterna e si portò alla chiesa di San Damiano dove Francesco, assistito dai suoi monaci, le tagliò i capelli e la rivestì del ruvido saio di penitenza di cui egli era già ricoperto.

Poco dopo si unirono a lei numerose vergini, e perfino sua sorella Agnese: tutte si esercitavano nell’orazione e nelle mortificazioni quotidiane della vita comune, di cui Chiara dava un sì chiaro esempio. Dormiva sulla nuda terra, qualche volta tormentandosi ancora nelle brevi ore di riposo con sarmenti o con duro legno che usava per guanciale. Portava sempre ai fianchi un aspro cilicio, digiunava tre volte alla settimana a pane ed acqua.

Santa Chiara era pure devota della passione di Gesù Cristo, che meditava versando copiosissime lacrime. Da questa devozione attinse tanto amore alla santa povertà che ricusò perfino le proposte fattele dal Papa Gregorio IX di una povertà più mitigata, ed ottenne per sè e per le sue suore quello che chiamò « il privilegio della povertà ».

Prima di morire fece un testamento: non per lasciare beni temporali, ma bensì per lasciare alle figliuole del suo cuore la santa povertà come loro divisa, come loro difesa e come loro gloria

Liberamente tratto da Il Santo del Giorno

 

 

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